Trovare lavoro: nel campo medico-sanitario le probabilità sono maggiori

Quali sono le professioni più richieste in questo periodo in cui la disoccupazione è l’incubo crescente nel nostro Paese? Infermieri professionali, analisti di gestione, ingegneri del software, medici, analisti programmatori, analisti di mercato, ingegneri civili, igienisti dentali.

Come potrete notare, la maggior parte delle qualifiche richieste dal mercato del lavoro rientrano nel settore medico. Secondo le statistiche fornite dal Ministero dell’Istruzione, ben 8 neolaureati su 10 usciti da facoltà legate al mondo sanitario (medici, infermieri, fisioterapisti) trovano un’occupazione entro l’anno. Per gli altri laureati la media non arriva a 4 su 10.

E il trend non è solo italiano: la professione medica o paramedica è considerata tra le più appetibili per gli anni a venire anche negli USA.

A tre anni dalla laura, il 98,6% dei medici è occupato. Ben il 93% degli infermieri lo è ad appena dodici mesi dalla laurea. Il problema risiede piuttosto nel tipo di contratto offerto: non certo il ‘posto sicuro’, proibito dai frequenti blocchi delle assunzioni necessari per ridurre il deficit. Anche i medici devono accontentarsi di contratti a progetto (co.co.pro) o collaborazioni coordinate e continuative (co.co.co.).

Questo stato di cose induce molti neolaureati in medicina ad associarsi per offrire al pubblico delle cure low-cost o per proporsi come ausilio alle ASL e ai nosocomi dei periodi in cui il personale è più carente. Queste società di professionisti devono avvalersi di un socio di capitale di minoranza. Poiché con il decreto liberalizzazioni sono state abolite anche le tariffe minime, il prezzo delle prestazioni può ora essere stabilito nella contrattazione tra paziente e professionista e il marketing viene ad assumere un ruolo importante. Una virata in senso imprenditoriale anche per i professionisti del settore sanità, dunque. Associato a uno spostamento del servizio sanitario dall’ospedale al territorio, favorito anche dalla sempre maggiore cronicità delle malattie di una popolazione anziana.