Social shopping: funziona meglio per i prodotti che per i servizi – come tutelarsi

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Gli operatori di social shopping più famosi nel nostro paese sono GrouponCity Discount, Poinx, Groupalia, InUNsoloCLICK. Si tratta di siti che vendono beni e servizi a prezzi veramente stracciati perché acquistati dal fornitore in grande quantità oppure offerti a prezzi convenienti per fini promozionali. Il cliente che si registra sul sito e riceve via e-mail le offerte per la sua città o regione via via che esse si propongono. Si paga online e si effettua una stampata del relativo coupon, che deve essere utilizzato entro una determinata data. Il risparmio è notevole: può toccare anche l’80%.

I clienti sono attirati dalla scontistica. Per le aziende si tratta di uno strumento promozionale, anche se con il vantaggio che il cliente acquisito in questa maniera non è fidelizzato, cioè difficilmente ritornerà dopo aver sfruttato il buono.

Al consumatore conviene fare sempre valutare bene il servizio e il bene offerto, evitando di agire di impulso, perché alla fine il bene messo in vendita è lo sconto, e molte volte si finisce per acquistare un prodotto che non serve veramente.

Ma, a qualche anno dalla sua comparsa, che cosa pensano i consumatori di questa nuova formula commerciale? In generale, sono abbastanza soddisfatti per quanto riguarda l’acquisto di prodotti che risultano effettivamente molto convenienti. Le lamentele fioccano invece per quanto riguarda l’acquisto dei servizi: è evidente che un massaggio, un trattamento dall’estetista o una messa in piega dal parrucchiere o anche una lezione di ballo o un corso di cucina possono essere forniti in modo più o meno accurato e professionale. Molti lamentano disservizi nella qualità e spesso anche la mancata disponibilità del venditore a permettergli di usufruire di un coupon nell’orario desiderato: a volte si rinvia di giorno in giorno, con il rischio che il buono vada in scadenza.

Non è facile difendersi come consumatore, poiché non si ha a che fare soltanto con il sito di social shopping, ma anche il fornitore del servizio: si genera così un rimpallo di responsabilità su chi deve rispondere dell’inefficienza. Per i consumatori che si trovano in difficoltà, in ogni caso, valgono le regole del commercio elettronico: che si comprino beni o servizi, il consumatore che compra online e ci ripensa nei primi dieci giorni lavorativi è assolutamente tutelato perché con una semplice lettera raccomandata può recedere dal contratto e avere indietro il denaro. Alcuni di questi siti preferiscono non restituire il denaro, ma rinnovare i buoni. Ribadiamo che per il Codice del consumo si ha diritto al rimborso.

 


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