Dopo quanto tempo un debito va in prescrizione?
Di AnnamariaPrescrizione di un debito: dopo quanto avviene? La prescrizione prevede la cancellazione del debito, ma prevede anche delle conseguenze per il debitore. Ecco quali.
Anche i debiti “scadono”: dopo un certo periodo di tempo, infatti, se un creditore non riesce ad ottenere la cifra a cui avrebbe diritto, sopraggiunge la prescrizione. La prescrizione di un debito cancella qualsiasi diritto del creditore, ma avviene comunque dopo tempi abbastanza lunghi, e soprattutto comporta conseguenze pesanti per il debitore insolvente.
Non bisogna quindi pensare che questa rappresenti una soluzione comoda per coloro che non riescono a rimborsare il debito contratto nelle modalità e tempi previsti. In questo articolo vedremo quali sono i tempi stabiliti dalla legge per la prescrizione, ed anche alcune delle conseguenze più gravi per chi non restituisce quanto dovuto.
Dopo quanti anni i debiti non pagati vanno in prescrizione?
La prescrizione dei debiti è regolata nello specifico dall’articolo 2946 del Codice Civile, in cui sono indicate le tempistiche per i diversi casi possibili.
Per quanto riguarda le bollette, di qualsiasi tipo di utenza (luce, gas, linea telefonica etc.), il termine per la prescrizione è fissato a 5 anni dalla data di scadenza. Sono necessari cinque anni anche per rendere nulli i debiti relativi all’iscrizione a scuole, corsi o palestre. Più lunghi i tempi nel caso di acquisti di beni di consumo, come un materasso o un elettrodomestico, il cui pagamento non sia mai stato saldato: in questo caso la prescrizione del debito avviene dopo 10 anni. Per il compenso dovuto ad una prestazione professionale – avvocati, commercialisti, architetti etc. – il termine è invece fissato a 3 anni.
Per i finanziamenti con
Quali conseguenze per chi non rimborsa un debito?
È dunque possibile che la prescrizione di un debito comporti l’annullamento di qualsiasi diritto da parte del creditore. Prima però che si possa arrivare ai termini della prescrizione, si dovranno affrontare delle conseguenze molto serie.
Per quanto riguarda i finanziamenti, infatti, già dalla prima rata non pagata gli istituti di credito procederanno con la segnalazione alle centrali rischi (CRIF, Experian…). Si tratta di quelle società che raccolgono nei loro database le informazioni sulla storia creditizia di tutti i clienti bancari. La conseguenza di una segnalazione come cattivo pagatore è l’impossibilità di accedere ad ulteriori finanziamenti, per un tempo tanto più lungo tanto maggiore è il numero di rate non rimborsate. Il mancato pagamento delle rate comporta anche una maggiorazione degli interessi e, in alcuni casi, il pagamento di una penale per compensare le spese sostenute dall’ente per recuperare il credito.
Ancora più grave è poi il rischio di un pignoramento dei beni, una misura a cui il creditore potrebbe ricorrere per ottenere la somma non rimborsata. Ovviamente questa procedura prevede prima la disposizione di un giudice e l’intervento di un ufficiale giudiziario. Un altro metodo con cui un creditore può cercare di recuperare il credito è attraverso la trattenuta del quinto dello stipendio o della pensione, con il cosiddetto pignoramento del credito (che può riguardare anche il conto corrente bancario o postale).
Prima di un pignoramento si verrà avvisati dal cosiddetto atto di precetto, che verrà consegnato da un ufficiale giudiziario. Se non si provvederà al rimborso entro 10 giorni dalla ricezione di questo documento, il creditore potrà procedere con le operazioni di pignoramento. Questo a meno che non si provi ad opporsi all’atto di precetto, contestando la validità della pretesa del creditore.
Insomma le conseguenze di un mancato rimborso sono tali da sconsigliare di imbarcarsi in spese superiori alle proprie disponibilità economiche: il rischio di incappare in guai peggiori dal punto di vista finanziario e giudiziario è davvero molto alto.
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