Quando e a chi conviene aprire la partita IVA?

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Se c’è un dilemma che assilla i freelancer e i consulenti alle prime armi è quello che riguarda il capire se convenga loro o meno aprire una partita IVA.

L’apertura è praticamente obbligatoria quando il soggetto in questione ha più di uno o due clienti/committenti. Se si fa da fornitori di servizi a tre, quattro, cinque aziende, non è infatti accettabile l’uso di contratti di collaborazione coordinata e continuativa (co.co.co), né quello di contratti a progetto (co.co.pro.), a meno che non si tratti di committenti privati che, non possedendo essi stessi la partita IVA, non potranno scaricare i costi. La cosiddetta “ritenuta d’acconto” può essere utilizzata al posto della partita IVA per le collaborazioni che siano veramente occasionali, non ripetute nel tempo a cadenza regolare, e magari per lo stesso importo ogni volta che vengono emesse. Per chi è iscritto a un albo professionale (in qualità di avvocato, commercialista ecc.), la partita IVA è assolutamente obbligatoria.

Un’altra domanda frequente è: conviene dal punto di vista economico aprire una partita IVA? Per redditi annuali inferiori ai 30.000 euro lordi, dal punto di vista fiscale, il vantaggio è indifferente, nel senso che la spesa per l’IRPEF sarà la stessa. Sotto questa cifra anche il costo per l’apertura è contenuto e contente di scaricare l’IVA e le spese sostenute. Ma, sempre parlando di ricavi lordi sotto i 30.000 euro, la grossa diversità di chi possiede una partita IVA risiede nel carico contributivo: mentre un co.co.co, un lavoratore parasubordinato o un lavoratore occasionale sono tenuti a iscriversi alle gestioni separate dell’Inps, ma pagano soltanto un terzo dell’aliquota (oggi al 26,72%), mentre due terzi sono a carico del datore di lavoro, chi possiede una partita IVA deve versare tutta l’aliquota, in alcuni casi sottraendo il diritto di rivalsa del 4% (ma non è sempre questo è possibile).

Invece, per i redditi superiori ai 30.000 euro lordi, aprire la partita IVA è decisamente meno penalizzante: sale infatti la quota di spese deducibili, e, mentre la rivalsa del 4% viene calcolata sul reddito lordo complessivo, i contributi da versare vengono calcolati in base al reddito netto, previa deduzione delle spese.


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