Qual è il rapporto tra prezzi dei bond e tassi di interesse?

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Piccoli RisparmiatoriLa regola ferrea del mercato del reddito fisso è che il rapporto tra prezzi dei titoli governativi e tassi di interesse è inversamente proporzionale: se scendono i tassi di mercato, salgono le quotazioni dei titoli già in circolazione e, viceversa, se salgono i tassi di mercato, cala il valore dei titoli già emessi. Del resto, il concetto è abbastanza intuitivo: se acquistiamo un BOT quando i tassi sul mercato monetario sono al 2% e dopo un mese salgono al 2,5% magari per intervento della banca centrale, è ovvio che il valore del BOT precedentemente acquistato diminuisce, poiché in questo momento chi ne vuole acquistare degli analoghi può ottenere un rendimento del 2,50%: i bond già in circolazione calano di valore per allinearsi al prezzo di quelli nuovi – altrimenti difficilmente riusciranno a trovare dei compratori. Questa discesa del prezzo delle obbligazioni più vecchie è ciò che consente loro di restare competitive con quelle nuove, visto che la loro remunerazione nominale resta costante nel tempo. Ma allora, i proprietari di bond governativi devono temere o no l’aumento dei tassi? Non lo devono temere se lo portano fino alla scadenza – quando otterranno il tasso di interesse pattuito, fisso o variabile che esso sia. Non subiranno una perdita in conto capitale, ma soltanto in quello che si chiama “un costo-opportunità”, ovvero un rendimento inferiore a quanto avrebbero offerto altri impieghi finanziari.

Tecnicamente si parla di rischio di prezzo, concetto fondamentale per tutti i titoli a reddito fisso: il rischio di prezzo sale con l’allungarsi della scadenza dell’obbligazione, perché su un orizzonte temporale più lungo è più difficile prevedere l’andamento dei tassi di interesse, come pure quello dell’inflazione.


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