Pensioni di invalidità troppo basse?
Di Daniele Grattieri
Le pensioni di invalidità erogate dall’INPS a beneficio dei soggetti invalidi al 100% potrebbero crescere di importo; non c’è ancora nulla di ufficiale a questo riguardo, ma sembra essere questa la direzione verso cui ci si sta incanalando.
Ma per quale motivo si afferma questo?
La Corte d’Appello di Torino ha evidenziato il fatto che gli importi che l’istituto previdenziale eroga a questi soggetti sono eccessivamente bassi, e le cifre lasciano, in effetti, poco spazio alle interpretazioni: i soggetti invalidi al 100% di età compresa tra i 18 e i 65 anni e con redditi inferiori a 17.920 euro percepiscono mensilmente la somma di 313,91 euro.
Immaginare che con una cifra simile una persona possa provvedere autonomamente al proprio sostentamento è davvero molto difficile.
Le cifre in questione sono ritenute di fatto anticostituzionali: l’art. 38 della Costituzione sancisce il fatto che il cittadino inabile al lavoro ha diritto al mantenimento economico necessario per la sua sussistenza e alla dovuta assistenza sociale, e gli importi menzionati sembrano effettivamente cozzare con questo principio.
Il paragone con la “soglia di povertà” nel Reddito di Cittadinanza
A questo riguardo, oltretutto, si potrebbe fare anche un’altra riflessione: il Reddito di Cittadinanza, la misura di welfare che il Governo ha attivato per fornire un sussidio alle fasce più povere di popolazione, prevede che la persona che vive da sola e che non ha altri redditi riceva una somma mensile di 780 euro.
Tale cifra è stata considerata “soglia di povertà“, al di sotto della quale un cittadino, ovviamente privo di altri redditi e di risparmi rilevanti, può definirsi povero; la cifra erogata a beneficio dei soggetti invalidi al 100%, come visto, è perfino inferiore alla metà.
I dubbi sulla sostenibilità del sistema di welfare in Italia
Senz’altro sarebbe un qualcosa di molto positivo il fatto che questa platea di persone inabili al lavoro possa percepire una somma mensile più cospicua, allo stesso tempo va detto che l’innalzamento delle pensioni di invalidità sarebbe l’ennesima novità che accrescerebbe i dubbi sull’equilibrio del sistema di welfare italiano.
Non si afferma nulla di nuovo sottolineando il fatto che l’Italia sia un paese con una popolazione molto anziana: da un lato, dunque, vi sono tantissime persone che sono giustamente sostentate dallo Stato con la dovuta pensione, dall’altro i contributi da parte di chi lavora sono piuttosto scarsi, dal momento che il mercato del lavoro in Italia è in condizioni tutt’altro che positive, con livelli di disoccupazione altissimi, soprattutto a Sud.
Non ha sicuramente contributo, in tale ottica, l’emergenza sanitaria che si è recentemente vissuta, la quale ha fatto uscire dalle casse dell’INPS grandi quantità di soldi a titolo di sussidi, senza trascurare il già menzionato Reddito di Cittadinanza, anch’esso erogato dall’istituto previdenziale a beneficio di una platea davvero molto ampia. Non è il caso di fare allarmismi, certo, ma i dubbi sull’equilibrio del sistema previdenziale in un’ottica di lungo periodo sono legittimi, proprio questo motivo d’altronde si fa sempre più ricorso ai sistemi di previdenza privata.
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