Ottimizzare i processi di produzione con i servizi di scansione 3D
Di Daniele GrattieriUna scansione in 3D fornisce un’immagine completa, per l’appunto, di un oggetto nelle 3 dimensioni: questo consente di usufruire di una proiezione che può essere corretta, ad esempio, prima della stampa. Una scansione 3d professionale rappresenta quindi un risparmio di tempo notevole, che ottimizza i processi produttivi di questa tipologia di fabbricazione innovativa, applicabile ai più svariati settori: architettura, gioielleria, odontoiatria e persino in quello dell’animazione.
Tipologie di scansione 3D
Uno dei metodi di scansione più utilizzati è, senz’altro, quella di triangolazione laser. Il laser è un raggio di luce particolarmente concentrato che, colpendo le superfici dell’oggetto in questione, viene riflesso proiettando l’immagine toccata. Di fatto, grazie ai principi della trigonometria, tale raggio restituisce una visione in 3D che mappa dimensioni e forma. Si tratta di un’operazione che risulta estremamente accurata, a patto però che le aree siano ben definite e non particolarmente trasparenti o traslucide.
Uno scanner a luce strutturata, invece, impiega raggi di luce bianca o blu che tracciano i bordi del soggetto, restituendo un’immagine stilizzata, costituita da linee o punti luminosi. Si tratta di una metodologia più veloce, anche se meno accurata quando le condizioni di luminosità non siano favorevoli.
Si basa, invece, sulla scansione di fotografie la tecnica denominata, per l’appunto, fotogrammetria. Grazie al calcolo di determinati algoritmi, è in grado di rilevare con precisione ogni singolo pixel da differenti angolazioni e non servono strumenti particolarmente complicati. La scansione è tanto più fedele quanto più le fotografie sono dettagliate ed è possibile ricreare il soggetto in diverse scale di grandezza.
Infine, esiste un tipo di scansione che sfrutta il contatto di una sonda con punti differenti dell’oggetto di cui si vuole ricreare l’immagine tridimensionale. Si tratta di un ottimo metodo per mappare un prodotto di cui si vogliano controllare la qualità o l’integrità in maniera accurata, purché sia ben fermo sul suo supporto.
Il reverse engineering
Una delle applicazioni per le quali la scansione 3D è maggiormente utilizzata, è il cosiddetto reverse engineering che crea proiezioni e prototipi di un oggetto prima di produrlo su larga scala, per minimizzare al massimo il margine di errore. Vengono utilizzati dei modellatori CAD, software che per l’appunto consentono di avere una prima idea del risultato finale su schermo: si può, poi, passare alla vera e propria stampa in 3D (solitamente in materiale plastico) per toccarlo con mano e visualizzarlo fisicamente. Si tratta di un passaggio fondamentale per i processi produttivi di ultima generazione.
Dalla scansione alla produzione
Il principio secondo il quale si scannerizza e poi si stampa in 3D è molto similare a quello che regola il 2D: in quest’ultimo caso, è possibile avere l’immagine di un determinato documento o disegno per poi farne un numero di copie pressoché illimitato. Invece dei fogli A4, in una stampante 3D sono presenti dei materiali che creano veri e propri oggetti da impiegare direttamente, come nel caso degli stampi, oppure da usare come prototipi per la costruzione successiva.
Polimeri come il nylon, ad esempio, sono molto resistenti al calore e piuttosto elastici e le loro proprietà fisiche e meccaniche li rendono perfetti per svariate applicazioni. Similare è anche la stereolitografia in 3D, che polimerizza una resina, indurendola con l’ausilio di raggi UV per creare la forma desiderata durante la stampa. Tale tecnica è tra le più accurate e permette di ricreare il prodotto finale con un buon numero di particolari e finiture. Infine, per stampe più resistenti e impegnative si impiegano, invece, metodologie quali il Multijet Printing, il Selective Laser Melting o la Sinterizzazione Laser selettiva, che sfruttano polveri e leghe in materiali metallici. Questi ultimi vengono fusi grazie all’utilizzo di raggi laser potenti e mirati.
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