Mutui a tasso variabile: attenzione a tutte le clausole del contratto
Di NicolettaQuando si stipula un mutuo a tasso variabile, si tende a tenere conto soltanto della cifra che indica il tasso finale (in questo periodo, intorno all’1%). In realtà, le clausole di questo tipo di contratto devono essere vagliate con attenzione, in modo da optare per le offerte migliori proposte da istituti di credito in concorrenza tra loro.
Uno degli aspetti più rilevanti in questo ambito capire come è formato il tasso finale del mutuo a tasso variabile. La percentuale deriva sempre dalla somma algebrica di due elementi: lo spread deciso dalla banca + l’indice interbancario europeo l’Euribor, che varia nel tempo. Nel mutuo variabile per calcolare ogni rata viene considerato l’ultimo Euribor, che può anche essere negativo: in questo caso viene sottratto dallo spread. Se apparentemente questa sottrazione potrebbe apparire come un vantaggio, in realtà non lo è. Perché se il tasso finale è uguale tra le due offerte vuol dire che le banche che sottraggono l’Euribor (oggi è a -0,35%) applicano uno spread più alto rispetto a quelle che non lo sottraggono.
In pratica non è meglio stipulare oggi un mutuo a tasso variabile con spread all’1,2% con un contratto che prevede la sottrazione dell’Euribor negativo (e quindi sul mercato ora con un tasso finale dello 0,9%) rispetto ad accettare un mutuo con uno spread dello 0,9% ma non sottrae l’Euribor negativo. Conviene accettare lo spread più basso in un contesto come quello attuale in cui i tassi nei mesi e negli anni a venire potranno soltanto salire (seppur molto lentamente). In altri termini, oggi risultano più convenienti le banche che non sottraggono l’Euribor (se negativo) dallo spread, ovvero quelle che inseriscono nel contratto una clausola del tipo: «Il tasso è calcolato sommando allo spread l’Euribor che in ogni caso non potrà essere inferiore a zero».
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