L’Irlanda verrà salvata, ma è solo l’inizio

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Cosa significa quanto è accaduto nelle ultime settimane all’Irlanda ? Non si erano prodigati a dire, i grandi capi europei, che dopo il salvataggio della Grecia non ci sarebbero stati altri problemi ? Non c’era di che preoccuparsi, era tutto risolto e l’Europa godeva di buona salute ed era in crescita. Purtroppo la realtà è un’altra: l’Europa non è in salute e il rischio che la moneta unica si dissolva e che la stessa unione europea si trasformi in un “unione” tra paesi di serie A e paesi di serie B non è fantascienza, ma è ormai un’eventualità considerata da vari economisti.

Il problema, come in ogni azienda e in ogni famiglia, sono i debiti. Purtroppo non si possono eliminare da un giorno all’altro. Certo, si può evitare di parlarne per qualche mese ma, alla fine, rispuntano improvvisamente per il semplice motivo che ci sono.

Dobbiamo essere preparati, Portogallo e Spagna saranno i prossimi paesi e poi, inesorabilmente toccherà all’Italia. Siamo parte dei PIIGS (Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna), i paesi a rischio defalt. Lo conferma il fatto che per la prima volta un’ obbligazione di un’azienda (Eni) ha un rendimento inferiore (3,56%) rispetto a un titolo di stato (Btp 3,71%) a dimostrare quanto il mercato considera a rischio l’Italia. Lo stato non ha denaro, siamo al 108° posto per spreco di denaro pubblico (secondo il World Economic Forum), il nostro stato e gli enti statali devono pagare 70 miliardi alle nostre imprese e non hanno le risorse per estinguere questi debiti. Siamo al penultimo posto per capacità di attrarre capitali.

Gli italiani dovrebbero prepararsi alla fine dell’era dei diritti senza doveri, del posto fisso e di tante altre abitudini che consentivano una vita comoda e tranquilla. Bisognerebbe prendere esempio da come ha agito Cameron, il primo ministro inglese. Ha fatto un discorso serio e realista agli inglesi nel quale ha detto: è finita un’era, ci aspettano anni di sacrifici e dovremo cambiare il nostro stile di vita. I provvedimenti del governo inglese sono stati attuati con molta chiarezza e determinazione: tagli del 20-30% su quasi tutto. Dai sussidi di disoccupazione, al welfare (pensioni), 500.000 dipendenti pubblici che verranno licenziati, spese dello Stato e della Regina tagliate e altro ancora. A parte qualche studente, la popolazione sta capendo e accettando quanto è stato deciso. È questione di mentalità.

La domanda sorge spontanea: quando, in Italia, avremo una politica in grado di fare altrettanto? A una crisi corrisponde sempre un’uguale opportunità, ma per approfittarne bisogna saper cambiare e saper affrontare la realtà. Cameron sta sperimentando qualcosa di nuovo in alcune zone dell’Inghilterra: la Big Society. Speriamo che riesca nel suo intento di non vivere nella nostalgia di ciò che è stato, ma nella possibilità di un futuro differente che potrebbe essere anche migliore.

Nicola Mastropietro
Studio Sarmas


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