L’implosione dell’euro è inevitabile? Quali sono le armi per bloccare la speculazione

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Stiamo attraversando giorni cruciali per l’Italia e per l’Europa nel suo insieme. Dove andranno i rendimenti dei titoli di stato – e non solo quelli italiani? Negli ultimi mesi si è pensato che esistesse un problema di solvibilità: ovvero che alcuni stati potessero andare incontro a un default. Fatto che ha portato gli investitori a evitare di comprare i titoli di stato di quei paesi per timore che a scadenza i medesimi non sarebbero stati rimborsati. A questa preoccupazione in questi giorni se n’è aggiunta una anche maggiore: il timore che i titoli di stato a scadenza potranno essere rimborsati da uno stato non fallito, ma con una valuta diversa dall’euro così come lo conosciamo – che potrebbe essere un euro di serie B oppure con una lira svalutata.

In tutto questo scenario, il punto è: quanto dovrebbe intervenire la Banca Centrale Europea per salvare gli stati che compongono l’euro, oppure per salvare le banche che sono in gravi difficoltà nell’eurozona. Che cosa fece la Banca Centrale Americana – ovvero la FED – per salvare le banche americane e l’intera economia nel 2008, quando ci fu la gravissima crisi dei mutui subprime? La FED spese ben 7700 miliardi di dollari – circa 4 volte la ricchezza che produce l’Italia in un anno; in altre parole, inondò il mercato americano di liquidità, stampando moneta e salvando il paese dal crac totale. Invece in Europa, principalmente per veto della Germania – che teme il rialzo dell’inflazione – la BCE non può fare altrettanto, cioè non ha la possibilità di stampare moneta a volontà. Questo non toglie che paesi come l’Italia debbano comunque rimettere a posto i conti pubblici e cessare di spendere tanto come in passato. Ma l’atto principale dovrebbe essere quello della Banca Centrale Europea: diventare prestatore di ultima istanza.


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