Le teorie di investimento di Keynes hanno ancora molto da insegnare
Di NicolettaJohn Maynard Keynes (1883-1946) non fu soltanto il padre della macroeconomia e uno dei maggiori economisti del XX secolo, ma anche un maestro nell’arte degli investimenti. Lo ha messo in luce una ricerca a cura di David Chambers ed Elroy Dimson intitolata Keynes the Stock Market Investor, che ha studiato nei particolari le oculate scelte finanziarie da lui compiute nel periodo di ventidue anni in cui gestì i fondi dell’Università di Cambridge.
Il suo portafoglio e il suo approccio erano tutt’altro che convenzionali: innanzi tutto, non ebbe paura di investire in azioni di borsa e fu il primo a farlo nella storia del King’s College. E mise a segno una performance annua superiore di circa l’8% rispetto all’indice della borsa inglese. Abbastanza per farlo entrare nella rosa dei guru della finanza dell’ultimo secolo: Benjamin Graham, Warren Buffet, George Soros e Peter Lynch.
Sintetizzando al massimo, possiamo dire che la sua strategia era questa:
* scegliere titoli che pagavano dividenti più alti della media dell’indice;
* prediligere azioni a piccola o media capitalizzazione (small cap)
* ruotare rapidamente gli acquisti – aveva capito l’importanza del “ciclo del credito” ovvero della variazione del portafoglio.
Inoltre, non si curava molto di trovare o meno immediato riscontro nel comportamento di altri operatori di borsa, puntando ingenti somme su azioni di aziende sulle cui attività e sul cui management era bene informato. In questo senso era un privilegiato, perché frequentava i salotti politico-cultural-imprenditoriali inglesi dove spesso poteva ottenere notizie riservate.
E’ rimasta famosa la sua metafora del “concorso di bellezza” (beauty contest), seconda la quale, in borsa non vince “la ragazza più bella”, ma quella considerata tale dai votanti – perciò per investire bene occorre riuscire a immaginare quali prodotti di investimento piaceranno di più agli altri investitori.
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