L’ABI respinge l’attacco di Moody’s: chi ha ragione?
Di NicolettaDopo il declassamento di 26 banche del nostro Paese da parte dell’agenzia di rating americana Moody’s, il presidente dell’ABI Mussari non ha usato mezzi termini: ha parlato di un’aggressione all’Italia e un attacco irresponsabile alle famiglie e ha aggiunto che la BCE non deve tenere conto del giudizio per evitare un cortocircuito del sistema. Lo scorso novembre Moody’s aveva già tagliato il giudizio di affidabilità sul nostro debito pubblico: l’annuncio sulle banche, che sono tra i grandi finanziatori del debito, è solo la diretta conseguenza di quella precedente decisione. Confindustria sottolinea che l’Italia viene presa di mira con troppa leggerezza. Molti ricordano i giudizi positivi delle agenzie di rating su istituti che poi hanno causato i grandi crac finanziari degli ultimi anni. In effetti è sospetto il timing sempre perfetto nella consegna delle pagelle negative, che hanno tutta l’aria di voler risultare un agente destabilizzatore dei mercati, anche perché basate su giudizi contradditori con quanto affermato in passato: le misure di austerity propugnate dal Governo ora sono criticate, mentre prima erano richieste come assolutamente necessarie.
Secondo il Financial Times, venti tra le più importanti banche del vecchio continente si appresto ad avanzare proprio oggi una proposta di riduzione della molte di informazioni da inviare alle agenzie di rating più potenti (S&P’s, Moodys e Fitch), con l’intento di circoscriverne il “potere”.
Ma, obiettivamente, come sono messe le banche italiane? Hanno sicuramente il problema dei crediti di difficile recupero in un’economia che non riparte e della quantità di titoli di Stato nei bilanci. E qual è la situazione delle banche degli altri stati europei? Le banche francesi potrebbero finire in seri guai se caleranno i prezzi del mercato immobiliare. Le banche inglesi non potrebbero andare in estremo affanno di fronte al futuro calo dei prezzi degli immobili, ma sono anche piene di titoli “tossici”. Le banche spagnole sono molto esposte quanto a detenzione di titoli di stato e ovviamente in affanno per i crediti a un’economia in caduta libera. Le banche tedesche stanno correndo il rischio di un eccesso di titoli “tossici”, così come le banche elvetiche – addirittura.
In altri termini: tutto il sistema bancario europeo è altamente vulnerabile, dipende solo dalla prospettiva da cui lo si guarda.
Commenta o partecipa alla discussione
Ieri Casini ha adombrato la teoria del complotto: le agenzie di rating agiscono per qualche misterioso interesse. Hanno troppo potere, allora limitiamoglielo. Controlliamole.
Proposta pericolosa perché mette in scena la tragedia della censura.
Per fortuna essa nasce da un presupposto sbagliato: ipotesi che le agenzie di rating sappiano valutare correttamente i rischi.Ma che poi facciano di questa “competenza” un uso scorretto.
E’ un presupposto sbagliato perché le agenzie di rating non hanno metodologie capaci di misurare il rischio. Usano strumenti che funzionano in un mondo stabile o in evoluzione prevedibile. In un mondo in veloce trasformazione servono altri strumenti basati su culture che questa agenzie non conoscono. Il modo migliore per frenare lo strapotere delle agenzie di rating è rivelare l’assoluta inconsistenza dei loro metodi. Rivelare che i loro metodi hanno la stessa efficacia previsional valutativa dei fondi di caffè. Sommergerle con una risata, invece che censurarle.
Per quanto riguarda, i nuovi focolai di crisi, il primo sarà quello dei titoli di credito delle banche verso le imprese e delle imprese verso altre imprese. Quando si proverà a valutare il loro valore effettivo (attraverso la verifica della capacità delle imprese di rimborsarli, ad esempio) si scoprirà, anche in questo caso, che è molto inferiore al valore nominale. Oggi si sta cercano di nascondere questa cenere (perdita di valore di titoli di credito verso le imprese) sotto il tappeto, ma è un gioco sciocco e pericoloso.
Come uscirne? Un primo passo è quello di creare nuova moneta per ricapitalizzare le banche perché possano finanziare (con denaro davvero fresco) la nascita di nuove imprese, la trasformazione radicale di quelle esistenti, la ricerca scientifica fondamentale, una nuova ondata di produzione artistica, nuove infrastrutture che raccolgano il consenso sociale, un nuovo sistema di welfare. Lasciando il mercato attuale dei titoli a spegnersi piano piano per disinteresse. BalbettantiPoietici