Investire sui titoli di stato greci: troppi rischi o opportunità da cogliere?
Di NicolettaDue mesi fa, un interessante articolo della sezione economica della CNN definiva i bond greci come la “gemma nascosta dell’Europa”, ovvero un’ottima opportunità di investimento in questa fase della storia finanziaria. Nel 2013 corso i cosiddetti sirtaki bond hanno generato rendimenti superiori al 33% (se si include nella percentuale la cedola e l’aumento della loro quotazione sul mercato). E, secondo molti analisti, anche il 2014 dovrebbe essere un anno positivo: dopo cinque anni consecutivi di recessione, sta migliorando il quadro macroeconomico della Grecia, con una probabile stabilizzazione del PIL. In pratica, i titoli di stato greci sono al momento assimilabili a quelli dei mercati emergenti, però con prospettive migliori per il futuro rispetto a questi ultimi.
Se si studiano gli andamenti dello spread tra bond greci e Bund tedeschi da due anni a questa parte, si scopre un restringimento davvero notevole della forbice: il differenziale che nel gennaio 2012 era pari a 2800 punti base, al momento viaggi intorno ai 690 – e potrebbe calare ancora.
Certo, i fattori di rischio permangono: il debito del paese ellenico è ancora altissimo (pari al 170% del PIL), però 3/4 di esso sono è mano a istituzioni internazionali, che garantiscono una certa stabilità.
La ristrutturazione del debito decisa nel 2012 (che ai tempi portò a una riduzione delle cedole dei bond con scadenze a 10 e 15 anni a un misero 2%) probabilmente non vedrà un bis nel futuro immediato, perché sta scendendo il bisogno di finanziamento del Tesoro. Se così sarà, i rendimenti dei bond decennali sono destinati a scendere ancora, almeno in alcuni momenti, seguiti da altri di lieve risalita.
Molti analisti, ad esempio quelli di Morgan Stanley, considerano i titoli greci ancora volatili, ma sostanzialmente fuori pericolo – almeno nel medio e breve termine. Cosa pensarne? Gli investitori retail potrebbero anche tentare (nella piena consapevolezza del rischio elevato) una diversificazione di una piccola quota del loro portafoglio in direzione greca – soprattutto perché l’investimento è possibile anche per cifre molto basse, come poche migliaia di euro.
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un titolo tassato al 12,50% che rende il 4,75% al 2019,,,quotato circa 91% dovrebbe far correre i bistrattati risparmiatori italioti (nessuno ha protestato come si doveva quando renzi ha iniquamente alzato la tassazione)! ma senza la garanzia vera della bce ovviamente non attira.
ad ogni riunione draghi fa seguire un annuncio,,,ma non chiarisce mai il tema garanzia.
ormai causa crollo delle rendite e tasse sul mattone, è questione di tempo, temo che non mi rimane altra soluzione che espatriare dove il costo della vita è inferiore di questo ex bel paese, e non sono l’unico a stare in questa spiacevole condizione