Inflazione, disinflazione, deflazione: qual è lo scenario migliore per gli investimenti?
Di NicolettaSe il concetto di inflazione è abbastanza familiare a tutti noi, quello di disinflazione lo è molto meno, anche se è proprio il fenomeno che stiamo vivendo. Mentre l’inflazione è l’aumento del “costo della vita”, ovvero dei beni e servizi che si comprano e si vendono sul mercato, la disinflazione è un aumento dei prezzi che continua a esistere, ma tende a scendere nel tempo. In altri termini, la disinflazione è una diminuzione del tasso di inflazione, finché esso resta in territorio positivo. Quando il tasso di inflazione entra in una fase negativa, ovvero i prezzi scendono in modo generalizzato si parla di deflazione.
Vediamo gli effetti di ognuno dei tre fenomeni dal punti di vista economico e finanziario: l’inflazione è a livello “fisiologico”, ovvero accettabile per il nostro sistema economico, quando si aggira tra l’1 e il 2% l’anno. Più si va oltre questa soglia, più diventa difficile per gli investimenti riuscire a battere l’inflazione. Per questo, nelle fasi di salita eccessiva dell’inflazione, le banche centrali mettono in atto politiche restrittive, che frenino la corsa dei prezzi. La disinflazione è ritenuta una fase benefica per l’economia e la finanza, perché quando il costo della vita cala, gli investimenti riescono a superare il tasso di inflazione, con rendimenti generosi sia nelle obbligazioni che nei titoli azionari. In pratica, ci guadagnano tutti, sia i consumatori che gli investitori. Questo è vero fino a quando non si passa a una fase di deflazione: il fatto che un determinato bene o servizio veda calare il suo valore nel tempo significa che si produce una perdita di ricchezza e una stagnazione dell’economia. Negli anni recenti la deflazione ha regnato ad esempio in Giappone, diventando un fenomeno dannoso, specie per i mercati azionari.
Continuate a seguirci: la prossima settimana metteremo a confronto i vari tipi di prodotti finanziari in rapporto all’attuale fase di disinflazione (nel mese di marzo il costo della vita è risultato dell’1,6%).
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In questa fase di disinflazione, con tassi molto bassi, e’ coretto essere investiti in bonds a tasso fisso, con rendimenti superiori al tasso di inflazione e lasciare i bonds a tasso variabile?