Il futuro dell’euro: qualche previsione per i prossimi mesi
Di Daniele GrattieriLe elezioni in Grecia rappresentano certo una delle novità più importanti degli ultimi anni per la nostra moneta unica, una novità che apre a nuovi scenari di incertezza. Il nuovo governo greco non vuole un uscita del paese ellenico dalla moneta unica, ma vuole ricontrattare il debito, fatto che viola le politiche fino ad ora portate avanti dall’Europa senza se e senza ma, a prescindere da quali potessero essere le conseguenze sulla popolazione dei singoli stati (con l’imposizione dell’austerità). Ora tutto questo sembra destinato ad essere messo in discussione.
Inoltre, l’importante intervento di Quantitative easing della BCE di Draghi ha allo stesso tempo iniettato molta liquidità nelle tasche degli stati e scaricato sulle loro banche centrali gli oneri di eventuali perdite. Un provvedimento dunque che ha due facce: da una parte da respiro alle casse di paesi in difficoltà, come Grecia, Spagna e Italia, ma dall’altra parte rende ancora più pericolosa per i singoli stati la prospettiva di essere insolventi. La moneta unica, nel frattempo, è andata incontro a un indebolimento nei confronti del dollaro, che beneficia di una certa ripresa dell’economia statunitense. Quali saranno da qui a qualche mese le conseguenze di tutto questo sull’euro?
Gli analisti sono molto divisi. Prima di tutto, il governo greco si è appena installato al parlamento di Atene ed è difficile dire con quanta forza saprà richiedere una ricontrattazione del debito e quanto riuscirà ad ottenere dalla troika. E grande incertezza c’è anche nei confronti del recente indebolimento dell’euro rispetto al dollaro. L’euro è giunto al minimo da circa 30 mesi rispetto all’euro, merito del rafforzarsi dell’economia americana (con la Fed che vuole alzare i tassi) e dell’iniezione di liquidità della BCE. Ma quanto potrà durare? Difficile a dirsi: secondo alcuni analisti il cambio molto difficilmente potrà scendere sotto quota 1,12 dollari per un euro. Altri invece sostengono che si andrà verso la parità delle due monete, parità che potrebbe essere raggiunta nel 2017. Quello che appare quasi certo, è che difficilmente la rotta in discesa intrapresa dall’euro potrà essere invertita in tempi troppo recenti.
Sembra essere questa l’unica certezza in un momento che appare più turbolento che mai per l’euro. L’evoluzione politica dell’Europa nei prossimi mesi – con le elezioni spagnole di giugno e la difficile situazione italiana, sempre in bilico sulle elezioni anticipate – conterà moltissimo nel determinare il futuro della moneta unica. L’elezione del governo anti austerità greco potrebbe essere un punto di svolta capace di imprimere una nuova direzione ai paesi più colpiti dalla crisi e in tal caso il futuro della moneta unica potrebbe avere in serbo la sua fine, ma per scoprirlo occorrerà ancora un po’ di tempo.
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