Grande successo del microcredito in Borsa, ma Muhammad Yunus è contrario

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Da qualche giorno la SKS Microfinance è quotata alla Borsa di Mumbai in India. Fondata nel 1998 da Vikram Akula come ente non-profit, nel 2005 è diventata un’impresa commerciale specializzata nella microfinanza: eroga piccolissimi mutui (da 43 a 260 dollari), per dare la possibilità ai poverissimi – specialmente donne – di avviare delle piccolissime imprese nel loro villaggio, al fine di produrre reddito e uscire dall’estrema povertà in cui si trovano.

Lo slogan di Akula è “Metti il denaro nelle mani dei poveri e farai un sacco di soldi”. Un motto che corrisponde a verità, infatti, a fronte di un 14% pagato dalla SKS alle banche per la liquidità, la banca chiede un tasso di interesse del 28% sui mutui erogati.

Il successo dell’IPO (offerta pubblica iniziale) di SKS Microfinance alla Borsa di Mumbai è stato enorme: ha raccolto più di 350 milioni di dollari, con richieste ben 13 volte superiori all’offerta. Probabilmente la società sbarcherà anche a Wall Street in un futuro molto vicino.

Certo, nel subcontinente indiano il potenziale di sviluppo del microcredito è enorme, poiché ben 150 milioni di famiglie sono troppo povere per aver diritto a un finanziamento tradizionale.

Ma che cosa ne pensa Muhammad Yunus, il premio Nobel inventore del microcredito? E’ assolutamente contrario: guai a presentare il microcredito come un’occasione per arricchirsi. E’ nato per trasformare la vita della gente e la quotazione in Borsa dà un messaggio errato. Probabilmente ben pochi lo ascolteranno: gli investitori sono più sensibili al fascino del ritorno degli utili che non a quello dell’aiuto umanitario.


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