Gli italiani tornano a investire in Italia: i pro e i contro
Di MichelleRecentemente, sia Bankitalia che l’agenzia di rating Fitch hanno rilevato il netto trend: gli italiani si stanno ricomprando il loro debito. Nel 2008 la quota era del 50%, ora è praticamente arrivata al 60%. Una tendenza che va letta da almeno due prospettive:
* da un lato essa indica una una presa di coscienza del fatto che anche all’estero non mancano le difficoltà: gli investimenti fatti nel passato recente sui Paesi emergenti non sono stati stellari come ci si attendeva;
* dall’altro la percentuale in aumento può indicare una fuga degli investitori stranieri dal nostro paese. Che non è in sé una cattiva notizia, perché rende l’Italia più solida e meno soggetta agli attacchi speculativi. Così è sopravvissuto per anni il Giappone pur avendo un debito pubblico stratosferico.
Per quanto riguarda la composizione dei portafogli, rispetto a una decina di anni fa quando prevalevano decisamente i titoli di Stato sulle obbligazioni societarie o bancarie, oggi la preferenza va nettamente verso Bot e Btp.
Dal punto di vista di alcuni esperti non conviene puntare proprio tutto sugli investimenti in Italia, perché nel malaugurato caso che l’Italia non regga alla crisi, l’impatto sarebbe veramente pesante. Ma del resto non ha neppure molto senso comprare dei Bund tedeschi, ovvero pagare per tenere i risparmi in luogo sicuro nel tentativo di sfuggire totalmente al rischio. Se si vuole limitare la quota di prodotti finanziari “nostrani” e guardare all’estero, si può farlo con importanti società internazionali come ad esempio ENI.
Commenta o partecipa alla discussione