Come funzionano e a chi sono adatti gli ETF strutturati
Di NicolettaAbbiamo ormai familiarità con gli ETF, ovvero i fondi passivi che, come cloni, replicano un determinato indice di mercato. All’interno di questa categoria hanno un posto importante gli ETF strutturati, che hanno caratteristiche del tutto diverse dagli ETF classici e un funzionamento diverso rispetto al benchmark. Infatti, gli ETF strutturati ampliano (al rialzo o al ribasso) l’andamento dell’indice di riferimento. Ad esempio, è possibile moltiplicare per 2 o per 3 i guadagni o le perdite giornaliere dell’indice FTSE Mib, oppure le prestazioni di un determinato tasso di cambio (euro-dollaro, euro-yen ecc.). Gli ETF strutturati azionari, ovvero costruiti intorno all’indice FTSE Mib, sono tra i prodotti più scambiati a Piazza Affari.
Il segmento degli ETF strutturati è suddiviso in queste categorie:
* ETF azionari short: il guadagno scatta se il segmento di borsa corrispondente è in ribasso, mentre arriva la perdita se esso è in rialzo; in pratica, il segno del guadagno è sempre opposto a quello del benchmark;
* ETF azionari a leva (double short o double long): sfruttando l’effetto moltiplicatore delle leva amplificano il movimento della Borsa: se il mercato sale del 4%, l’ETF a leva 2 guadagna circa l’8% (ma se scende del 3% perderà all’incirca il 6%);
* ETF obbligazionari short;
* ETF obbligazionari a leva (short o long);
* ETF su strategie azioni/opzioni: tentano di replicare complesse strategie in cui si combinano azioni e opzioni per massimizzare i profitti.
Si tratta di strumenti molto liquidi, con uno spread medio (ovvero, una differenza tra il prezzo di vendita e prezzo di acquisto) si aggira sui 10 punti base (ovvero, 0,1%).
L’investimento in ETF strutturati presenta vari rischi, il principale del quali è che dietro a questi “ETF a leva”, non c’è un investimento in titoli o strumenti che formano un indice sottostante, ma un derivato. Per questo si chiamano ETF “strutturati”. In pratica, pur conservando il nome di ETF, siamo di fronte a strumenti finanziari decisamente più complessi e rischiosi, adatti solo a investitori molto preparati, che possono seguire da vicino e con estrema costanza gli investimenti, oppure si fanno aiutare da un bravo consulente finanziario. Sono strumenti adatti all’impegno breve: da qualche ora a qualche giorno al massimo, a seconda di come si presenta la volatilità del mercato. La presenza della leva può rendere rapidissima la generazione di perdite di portafoglio, non sostenibili per un normale piccolo risparmiatore. Per quest’ultima tipologia di investitore, gli ETF semplici sono di gran lunga preferibili.
Commenta o partecipa alla discussione