Finanza sostenibile e fondi etici: una cultura da diffondere sempre più
Di NicolettaSe qualche anno fa ci avessero detto che il Salone del Risparmio 2013 sarebbe stato aperto da una conferenza in cui Carlo Petrini, fondatore di Slow Food, era l’oratore più importante, forse non ci avremmo creduto. A questo si aggiunga il fatto che la giornata di venerdì scorso al Salone ha ospitato ben quattro conferenze sul tema della finanza etica e che un’intera ala dell’esposizione era riservata a finanza e investimenti sostenibili – e lo stupore non potrà che crescere. Ma non possiamo che rallegrarci all’idea che pian piano si stia facendo strada l’idea che il denaro va convogliato nella direzione giusta, nell’economia sana e investito anche in base a principi morali – e peraltro oggi possiamo farlo con fondi che rendono molto bene (nei casi migliori, anche il 10%) e lo hanno fatto anche nei periodi peggiori della crisi.
Se c’è un insegnamento che abbiamo tratto dalla crisi è che da un lato il risparmio è una risorsa imprescindibile per la solidità di uno Stato e dall’altro quello che l'”ingegneria finanziaria” e la “finanza creativa”, pur rispondendo alla logica del “tutto subito”, contengono in sé il germe dell’implosione.
I gestori, le istituzioni e i risparmiatori sono decisamente in cerca di investimenti con standard qualitativi più elevati. Il mercato è in crescita, ma i prodotti disponibili sono tutto sommato abbastanza pochi. Si pensi che i fondi etici nel nostro Paese che meritano questo nome (ovvero, che investono soltanto in imprese operanti in base a criteri di sostenibilità, rispetto ambientale e integrazione sociale) sono soltanto una trentina, con un patrimonio poco superiore a 1,3 miliardi di euro.
Eppure, come dicevamo, i risultati non tardano a essere prodotti: i fondi azionari migliori del settore (ovvero, i fondi azionari di Eurizon Capital e di Etica Sgr) hanno offerto sia nell’anno solare passato che negli ultimi tre mesi rendimenti superiori al 10%. Inutile dire che la soddisfazione dei clienti è totale e il passaparola funziona come migliore metodo promozionale.
I prodotti finanziari “etici” sono inoltre esenti dalla Tobin Tax. Questo non è soltanto “giusto” per principio, ma è anche un modo opportuno per agevolare lo sviluppo dei fondi rientranti in questa tipologia.
I gestori dei fondi comuni di investimento tradizionali stanno sempre più prendendo in considerazione l’idea di fare entrare i criteri della finanza etica nelle loro strategie di investimento. E anche questo è un segnale di buon auspicio affinché in un futuro non troppo lontano la finanza etica diventi la chiave di volta del mondo degli investimenti, fornendo prodotti che consentano di tornare investire pienamente nell’economia reale, evitando gli strumenti speculativi.
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