ETF sui diamanti: perché non hanno funzionato

Quando a suo tempo parlammo del lancio dei primi ETF sui diamanti, concludemmo il discorso con la duplice previsione possibile: destinati a essere fortemente volatili oppure a vedere un aumento notevole del loro prezzo nei prossimi anni. A distanza di un anno e mezzo, bisogna annunciare che l’unico ETF di questo settore ha chiuso (era stato lanciato dalla società statunitense PureFunds con l’acrostico GEMS). Le speranze erano quelle di seguire le sorti ben più fortunate degli ETF sull’oro e sull’argento, ma le vicende di queste preziosissime pietre in versione Exchange-Traded-Funds sono andate diversamente.

In realtà, il piano era ben studiato: prevedeva l’investimento diversificato in azioni di aziende che sfruttano i diamanti come risorsa economica mediante estrazione, taglio, commercializzazione ecc. Il paniere includeva oltre 20 società, contrattate dalle borse di sei nazioni diverse. Il problema infatti non è stato quello delle quotazioni dell’ETF (che sono passate dai 20.50 dollari iniziali ai 16.00 dopo qualche mese per poi risalire a un massimo di 22.40 e terminare a 20.00), ma piuttosto il fatto che gli investitori non hanno apprezzato l’offerta e il numero di sottoscrittori è stato troppo esiguo, con un patrimonio da gestire troppo ridotto per risultare conveniente. Il risultato è che allo stato non esistono ETF ancorati ai prezzi dei diamanti – e difficilmente ne sorgeranno in futuro. Invece esiste un alto numero ETF ancorati ad altri beni rifugio come oro e argento. Continuate a seguirci: presto vi spiegheremo qual è la sostanziale differenza che corre tra oro/argento e diamanti come investimento alternativo.