Che cos’è l’equity crowdfunding?

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crowdfunding

Negli ultimi anni, grazie allo sviluppo di numerose piattaforme tecnologiche, si sono diffuse nuove tecniche di finanziamento collettivo. Una di queste è l’equity crowdfunding, che ha permesso a diverse startup e piccole imprese di raccogliere i fondi necessari per ampliarsi. In Italia questa forma di investimento è regolata dallo Stato e tutte le piattaforme attive in questo ambito devono essere autorizzate dalla Consob.

Il credito è una risorsa fondamentale per le piccole e medie imprese (PMI) che costituiscono il cuore del sistema produttivo italiano. Tuttavia, la crisi economica ha portato a una progressiva riduzione dell’accesso al credito, fenomeno noto come “credit crunch“. Il tradizionale modello “bancocentrico”, che ha da sempre caratterizzato il finanziamento delle imprese in Italia, rappresenta oggi un ostacolo significativo per la crescita del settore produttivo. Inoltre, le PMI italiane spesso non riescono a sostenere i costi fissi necessari per la quotazione in borsa.

Crowdfunding: le forme di finanziamento collettivo

Etimologicamente, il crowdfunding permette agli investitori di diventare soci azionisti di un progetto o un’idea innovativa. Questa particolare forma di finanziamento si divide in diverse modalità. Si parla di donation quando le persone che credono nel progetto decidono di investire una somma di denaro senza aspettarsi nulla in cambio: una vera e propria donazione. Invece, la forma del reward permette agli investitori di ricevere una ricompensa che va da un semplice gadget fino al prodotto per il quale l’azienda richiede il finanziamento. Con l’equity-based crowdfunding è possibile acquistare alcuni titoli di partecipazione dell’azienda che rendono gli investitori dei soci dell’impresa a tutti gli effetti. La ricompensa, in questo caso, comprende una serie di diritti patrimoniali e amministrativi per la partecipazione al progetto.

La normativa italiana sull’equity-based crowdfunding

In Italia, l’equity-based crowdfunding è regolato da una normativa specifica e piuttosto avanzata rispetto ad altri Paesi europei. Il suo scopo principale è garantire trasparenza e protezione per gli investitori, mantenendo un equilibrio tra la libertà di raccolta fondi da parte delle imprese e la tutela dei partecipanti. Ecco un riassunto delle principali leggi e regolamenti che disciplinano questa modalità di finanziamento:

1. Decreto Legge n. 179/2012 (Decreto Crescita Bis)

Il primo quadro normativo italiano per l’equity-based crowdfunding è stato introdotto con il Decreto Crescita Bis. Questo decreto ha reso l’Italia il primo Paese in Europa a disciplinare l’equity crowdfunding, con l’obiettivo di favorire l’accesso ai finanziamenti per le startup innovative. Tra le principali misure:

  • Ha riservato l’uso dell’equity crowdfunding esclusivamente a startup innovative e PMI innovative.
  • Ha previsto la creazione di piattaforme online autorizzate dalla Consob.

2. Regolamento Consob n. 18592/2013

In seguito al Decreto Crescita Bis, la Consob ha emesso il Regolamento n. 18592 del 2013, che ha stabilito le norme operative per le piattaforme di equity crowdfunding. Alcuni punti chiave del regolamento sono:

  • Autorizzazione delle piattaforme: le piattaforme che desiderano operare nell’equity crowdfunding devono essere iscritte in un apposito registro tenuto da Consob.
  • Trasparenza e informazione: le piattaforme sono obbligate a fornire agli investitori tutte le informazioni necessarie sui progetti e sui rischi connessi all’investimento.
  • Intermediari finanziari: inizialmente, le transazioni dovevano essere condotte tramite intermediari finanziari autorizzati.

3. Legge di Bilancio 2017 e successive modifiche

La Legge di Bilancio 2017 ha esteso la possibilità di utilizzare l’equity crowdfunding anche a tutte le PMI, superando il vincolo iniziale che limitava questo strumento alle sole startup e PMI innovative. Questo ha ampliato notevolmente il mercato, permettendo a un maggior numero di imprese di accedere a questo tipo di finanziamento.

4. Regolamento Consob n. 20264/2017

Nel 2017, la Consob ha aggiornato il suo regolamento con il Regolamento n. 20264, che ha introdotto alcune importanti novità:

  • Amplificazione dell’accesso: è stato confermato che non solo startup e PMI innovative, ma tutte le PMI possono raccogliere capitali attraverso piattaforme di equity crowdfunding.
  • Tutela degli investitori: sono state introdotte nuove misure per migliorare la trasparenza delle operazioni e la tutela degli investitori, come la possibilità di consultare il business plan e i dati finanziari delle imprese che raccolgono fondi.
  • Portabilità delle quote: è stato chiarito che le quote acquistate attraverso equity crowdfunding possono essere vendute liberamente su mercati secondari.

5. Regolamento Europeo ECSP

Dal novembre 2021, l’Italia applica anche il Regolamento Europeo ECSP (European Crowdfunding Service Providers), che ha armonizzato la disciplina del crowdfunding in tutta l’Unione Europea. Questo regolamento stabilisce regole comuni per le piattaforme di equity crowdfunding, che riguardano:

  • Requisiti per le piattaforme: tutte le piattaforme operanti nell’UE devono ottenere una licenza unica valida per tutti i Paesi membri.
  • Tutela degli investitori: il regolamento introduce limiti agli investimenti per i piccoli investitori non professionali e richiede un maggior livello di trasparenza sulle informazioni relative ai progetti.

6. Agevolazioni fiscali per gli investitori

In Italia, esistono diverse agevolazioni fiscali per gli investitori che partecipano a campagne di equity crowdfunding. In particolare, le persone fisiche possono beneficiare di una detrazione IRPEF del 30% sull’importo investito in startup o PMI innovative, mentre le società possono ottenere una deduzione IRES pari al 30%.

I rischi dell’investimento in start-up innovative

Nonostante l’obiettivo di sostenere le start-up innovative sia lodevole, è importante considerare i rischi associati a questo tipo di investimento: acquistare “titoli di capitale”, rende l’investitore un socio della start-up e coinvolgendolo nel rischio economico tipico di ogni iniziativa imprenditoriale. Tuttavia, le start-up innovative rappresentano un progetto nuovo e, quindi, particolarmente rischioso. Esse non hanno una storia pregressa né nel proprio settore né come impresa, non dispongono di bilanci consolidati e non distribuiscono dividendi, poiché eventuali utili devono essere reinvestiti nell’attività. Di conseguenza, la decisione di investimento è spesso basata su un coinvolgimento emozionale nei confronti del progetto, più che su dati finanziari consolidati.

Considerata l’elevata rischiosità dell’investimento in start-up, è prudente investire solo somme che si è disposti a perdere interamente, e diversificare il proprio portafoglio includendo strumenti finanziari più tradizionali.


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