E’ più rischioso investire in BTP o in titoli bancari?

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Se avete dei titoli di stato prossimi alla scadenza e chiedete consiglio a un operatore bancario su come reinvestirli, è assai probabile che vi proponga di acquistare dei titoli a medio-lungo termine emessi dalla sua banca. Ognuno è liberissimo di farlo e i rendimenti possono anche essere cospicui, specie in un periodo come questo in cui le banche hanno bisogno di molta liquidità e offrono tassi allettanti. Per questo motivo, di solito è offerto un “tasso civetta” d’ingresso molto vantaggioso. L’unica motivazione che non deve essere addotta per preferirli è però quella della maggiore sicurezza rispetto ai BTP. E’ largamente risaputo che qualunque titolo emesso da un istituto di credito italiano è più rischioso dei titoli di Stato. Le basi nazionali sono comunque più garantite di quelle di un singolo istituto bancario, specie se di modesta entità. Le obbligazioni bancarie spesso non sono quotate con un rating e contengono un’alta percentuale di strutturati a rischio elevato.

Inoltre, bisogna tenere presente che, mentre per i BTP e gli altri titoli l’aliquota da pagare sulle plusvalenze (ovvero sugli interessi) è del 12,50%, per i certificati bancari essa è pari al 20%: una percentuale che fa scendere notevolmente il loro rendimento netto.

Infine, i BTP, così come i BOT sono strumenti “liquidi”, ovvero vendibili prima della scadenza a prezzi di borsa trasparenti, mentre i bond privati lo sono molto meno, specialmente quelli non quotati.

Riassumendo possiamo dire che i bond bancari possono anche rendere di più dei titoli di Stato, però sono meno sicuri e più gravati da tasse. Vanno bene in un portafoglio altamente diversificato, da costruire seguendo il consiglio di consulenti esperti.


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