Crisi valutaria: cause e rimedi

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Una crisi valutaria è una situazione in cui sussistono seri dubbi sul fatto che la banca centrale di un paese abbia sufficienti riserve di valuta estera per mantenere il tasso di cambio fisso del paese. Ne deriva un forte e persistente calo del valore della valuta di quella nazione. La crisi è spesso accompagnata da un attacco speculativo sul mercato dei cambi. Al momento i focolai di crisi valutaria nel mondo sono Venezuela, Turchia e Argentina, tre paesi emergenti con fondamentali poco solidi (sotto forma di alti deficit delle partite correnti, basse riserve valutarie e situazione fiscale debole), che hanno subito un contraccolpo notevole dal’aumento dei tassi di interesse statunitensi, essendo il loro debito ridenominato in dollari US.

Quali sono le cause di una crisi valutaria?
Si combinano vari fattori: banche centrali poco credibili, politiche di bilancio troppo orientate alla spesa in deficit, sfiducia degli investitori che si autoalimenta aggravando il problema. Gli investitori tendono a spostare altrove il loro denaro quando rilevano un’incoerenza fra le politiche macroeconomiche del paese, ad esempio, la fissazione del tasso di cambio insieme a un eccesso di spesa in deficit, che può essere finanziata solo indebitandosi sui mercati internazionali. Però un governo non può indebitarsi all’infinito. Deve perciò scegliere tra fare delle riforme fiscali e/o tagliare la spesa oppure finanziare il debito stampando moneta. L’eccesso di moneta in circolazione scatena però l’inflazione e rende difficile mantenere fisso il tasso di cambio. L’apprensione tra gli investitori in questo caso si rafforza e porta alla fuga dei capitali da quel paese.

Quali sono le conseguenze di una crisi valutaria?
Il deprezzamento di una valuta può mandare in tilt un sistema economico, specialmente le banche, le imprese e lo Stato che interagiscono con l’estero e devono ripagare i debito in valute molto più pesanti della loro.

Come si può contrastare una crisi valutaria?
La banca centrale e il governo devono entrambi fare la loro parte. La banca centrale può arginare l’inflazione aumentando i tassi di interesse e/o effettuando operazioni di quantitative easing. Questi interventi possono contribuire a tranquillizzare gli investitori convincendoli a smettere di vendere oppure a ricominciare a comprare quella valuta. Il governo dal canto suo deve impegnarsi a riconquistare la credibilità e la buona reputazione del Paese con politiche di bilancio serie, che ottimizzino la spesa e aumentino le entrate fiscali.


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