Conto corrente: c’è chi dice no all’aumento dei costi
Di Daniele GrattieriL’apertura di un conto corrente rappresenta, da sempre, il primo approccio di un risparmiatore con il variegato e complesso mondo finanziario. Grazie ad esso, oltretutto, si ha modo di accedere ad una pluralità di servizi come Bancomat, Carte di Credito, Home Banking, Trading e molto altro ancora: chi ne sottovaluta l’utilità, quindi, dovrebbe comprenderne la straordinaria importanza e quanto possa semplificare la vita di ogni comune cittadino. L’offerta per aprire un conto corrente, oramai, è ampia ed alla portata di tutti, grazie anche all’avvento delle nuove tecnologie e la prepotente entrata in scena dei cosiddetti “conti correnti online”.
Ultimo quinquennio, cambia il trend: costi dei conti correnti in aumento
La diffusione capillare della rete, quindi, ha avuto un grande impatto anche nel mondo finanziario, da un servizio basilare come il conto corrente sino al trading online, che consente ai risparmiatori di operare direttamente sui mercati nella compravendita dei titoli finanziari. Ma se fare trading non è prerogativa di ogni utente bancario, altrettanto non si può dire del conto corrente, elemento imprescindibile per ogni individuo. Rispetto agli anni ’90, ovvero prima dell’esplosione del “fenomeno internet”, i costi dei conti correnti sono sensibilmente diminuiti anche per la clientela tradizionale dello sportello bancario: gli istituti di credito, onde evitare di perdere consistenti fette di mercato in favore delle banche online, hanno attutato una revisione al ribasso del proprio listino prezzi.
Negli ultimi anni, però, si è assistita ad un’inversione di tendenza: canoni mensili e spese di gestione hanno subito dei ritocchi non riscontrando, per quanto ovvio, il gradimento dell’utenza bancaria. Anche i clienti delle banche online, ahi loro, hanno visto aumentare i costi, talvolta non direttamente alla voce “spese di gestione” ma ad alcuni servizi collaterali al conto corrente medesimo. I motivi di questi aumenti vanno ricercati, essenzialmente, in due fattori scatenanti: la perdurante politica espansionistica attuata dalla Banca Centrale Europea al fine di rilanciare l’economia della “zona-euro”, che ha comportato tassi ufficiali negativi e, conseguentemente, una mancata remunerazione per i depositi bancari a breve termine, ovvero maggior costi per gli istituti di credito sulle somme depositate nei conti correnti dai loro clienti; i fondi attinti da “Atlante” – fondo istituito dalle banche per far fronte ad eventuali default o crisi di istituti di credito italiani – per evitare il collasso di alcuni istituti e preservare, conseguentemente, migliaia di posti di lavoro.
Risparmiare allo sportello è possibile e… pratico!
Non tutte le banche, però, hanno deciso di migrare i maggior costi sostenuti sul listino prezzi dei conti correnti dei propri clienti. Scelta, dato il trend in corso ormai da svariati anni, che è stata vista di buon occhio da moltissimi risparmiatori, che percepiscono come le banche tradizionali, nei loro sportelli spesso considerati non alla moda, riescano a stare al passo con le esigenze dei cittadini, ancora lontani dal tenore di vita che potevano permettersi prima della grande crisi economico-finanziaria della fine dello scorso decennio. Ad esempio, il “Conto Pratico” può risultare estremamente utile e conveniente per chi, stanco dagli aumenti perpetrati dal proprio istituto di credito, decide di affidare i propri risparmi ad un’altra banca: tutte le informazioni dettagliate sul conto di BNL si trovano su contocorrente.net.
La possibilità di risparmiare, quindi, non è una chimera anche per chi decide di non rivolgersi alle banche online. D’altronde, lo sportello bancario, per quanto possa risultare “antiquato” come concetto, consente di relazionarsi direttamente con un operatore e poter chiarire, in real time, ogni dubbio o esigenza degli utenti: al giusto prezzo, quindi, sempre più persone decidono di presentarsi nuovamente in filiale a discapito del virtuale. Oltre alle spese di gestione del conto corrente, è buona norma valutare anche gli eventuali costi sostenuti per i servizi collaterali come le carte di pagamento o – per gli amanti del mondo finanziario – del dossier titoli, in modo da aver un quadro completo dei costi effettivamente sostenuti.
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bell’articolo. Ho scritto qualcosa di uguale.
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