Come funziona il banco dei pegni?

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Negli ultimi anni è aumentato a dismisura il numero di persone che fanno ricorso al banco dei pegni (anche noto come monte di pietà), una istituzione finanziaria non a scopo di lucro le cui origini in Italia risalgono alla fine del XV secolo. L’idea fu dei frati Francescani, che erano disposti a erogare prestiti di piccola entità (una sorta di microcredito ante litteram) a condizioni assai favorevoli rispetto a quelle del mercato, però in cambio di un pegno.

Molte persone oggi scelgono il banco dei pegni non perché sono sul letteralmente lastrico, ma solo perché sono alla ricerca di una boccata di ossigeno, oppure per affrontare spese impreviste, pagare bollette inaspettate o perfino per finanziarsi le vacanze. Si tratta di disoccupati, ma anche di padri di famiglia in difficoltà prima della fine del mese: la crisi morde in modo trasversale e i liquidi non bastano mai: in quel caso si “impegna” qualcosa di prezioso, con la speranza di poterlo “disimpegnare” in seguito.

Il banco è gestito da un istituto di credito, allo sportello è sufficiente presentare carta d’identità e codice fiscale. In cambio degli oggetti depositati – di solito oro, argenteria, pellicce, che vengono valutati all’istante – si ricevono soldi in contanti e si stipula una polizza, che alla scadenza può essere riscattata o prorogata. Diversamente da quanto si può immaginare, solo l’8% degli oggetti non viene riscattato. In questo caso finisce all’asta.

2 commenti su “Come funziona il banco dei pegni?”
  1. piera demontis ha detto:

    Salve potrei avere informazioni per aprire un banco dei pegni? Grazie

  2. Antonio ha detto:

    Se non ce l’hai da almeno 30 anni, oggi è praticamente IMPOSSIBILE!


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