Che cos’è l’equity premium? Come cambierà in futuro?

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In economia finanziaria si definisce equity premium il premio per il rischio dei titoli azionari rispetto alle obbligazioni (soprattutto i titoli di Stato). A questo proposito è stata addirittura coniata l’espressione equity premium puzzle (“enigma del premio azionario”) per indicare come, in maniera assai sorprendente, i rendimenti dei mercati azionari nel XX secolo siano stati nettamente superiori a quelli dei bond, di circa il 7% annuo.

Negli anni 80 e 90 l’equity premium è stato dunque estremamente elevato; lo diciamo in altre parole: gli investimenti in azioni hanno reso sul lungo periodo quasi sempre più degli investimenti obbligazionari. Non a caso, fino a ieri, il paradigma di investimento è sempre stato la strategia del “buy-and-hold“, ovvero, “comprare e tenere da parte”, senza curarsi della volatilità della singola azione di Borsa sul breve periodo. A partire dall’anno 2000-2010 sono invece aumentate le turbolenze, confondendo parecchio la percezione degli investitori sulle tendenze per il lungo periodo e le previsioni per il futuro.

In realtà, per farsi un’idea abbastanza verosimile di quanto dobbiamo aspettarci nei prossimi anni, è importante tenere conto dei dati demografici: gli anni ’80 e ’90 sono stati quelli in cui i “baby boomer” (ovvero l’altissimo numero di persone nate tra l’anno 1946 e il 1964) hanno iniziato a generare una quantità di risparmio senza precedenti – sia sotto forma di ricchezza che con il versamento di contributi pensionistici. La tendenza è arrivata al massimo negli anni 2000, in concomitanza con la piena maturità di carriera lavorativa, reddito e ricchezza della maggior parte di queste persone, facendo lievitare il mercato immobiliare e gli investimenti in generale. Questa medesima generazione uscirà dal mercato del lavoro nei prossimi vent’anni e quindi in futuro genererà risparmi sempre più modesti – se non negativi, perché molti di loro dovranno attingere alla pensione o al risparmio accumulato nella fase lavorativa.

Questo significa che sul medio-lungo periodo l’equity premium sarà decisamente più ridotto che in passato, il rapporto tra prezzo e utili delle azioni di società quotate in Borsa tenderà a scendere. Gli investitori dovranno ridimensionare le loro aspettative sui rendimenti della componente azionaria di un portafoglio – senza per questo scartarla, ma studiando bene la strategia di investimento. Per esempio, abituandosi a rinunciare al buy-and-hold e tenendosi pronti a vendere le azioni quando il momento è propizio. Oppure puntando sui titoli di società quotate in Borsa che offrono cure sanitarie e di assistenza alla persona – servizi solo destinati a crescere di importanza nei propri decenni e quindi a rendere bene.


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