Che cos’è il ‘venture capital’?

Il venture capital (spesso abbreviato con la sigla VC) appartiene al settore del private equity (PE), ovvero all’insieme degli investimenti in società “extraborsa”, ovvero in quelle aziende che non sono quotate sul mercato regolamentato.

Venture capital significa dunque investimento di capitale di rischio (oppure di fondi creati a questo fine) da parte di un investitore per finanziare l’avvio oppure la crescita di un’attività in un settore ad alto potenziale di sviluppo. Questo tipo di azienda viene accuratamente selezionato dagli operatori per essere poi gestito, valorizzato e rivenduto, oppure quotato in Borsa. Stiamo parlando del finanziamento delle nuove idee, delle start-up, le aziende neonate che potenzialmente potrebbero avere davanti a sé un futuro strabiliante come avvenne ai tempi con Microsoft.

Solitamente scelgono di investire nel venture capital non i piccoli risparmiatori, ma investitori assai facoltosi oppure di tipo istituzionale (fondi, fondi pensione ed hedge fund). Infatti, mentre per le azioni quotate in Borsa, a fronte della rischiosità è sempre possibile la strada della vendita, questo non è vero nel settore del VC, dove il rischio è assai più alto e c’è poca liquidità. Nessuno vieta, però, che in un secondo momento, anche degli investitori in possesso di capitali più limitati e dei risparmiatori individuali entrino nel comparto del venture capital mediante la sottoscrizione di “fondi di fondi” o di ETF, le cui performance sono agganciate a quelle di panieri che includono società operanti nel private equity e nel venture capital.

Che cosa pensare di questo tipo di investimenti? Negli ultimi mesi i ritorni delle attività finanziarie non quotate in Borsa sono stati ben superiori a quelle delle azioni classiche. Ma si sa: la regola è sempre che per guadagnare di più bisogna correre rischi più elevati. Come dire: le speranze sono direttamente proporzionali all’azzardo che si impiega.