Che cosa sono i fondi di investimento flessibili?

Di

fondi comuni di investimento flessibiliI fondi comuni di investimento si suddividono in in cinque principali categorie dal significato abbastanza trasparente:
* fondi di liquidità
* fondi obbligazionari
* fondi azionari
* fondi bilanciati
* fondi flessibili

I portafogli di questi fondi devono essere ripartiti secondo norme rigide: i fondi di liquidità e obbligazionari non possono investire alcuna percentuale del portafoglio in azioni; i fondi bilanciati possono investire sia in obbligazioni che in azioni (per queste ultime l’importo può andare da un minimo del 10% a un massimo del 90%), i fondi azionari devono investire almeno il 70% in azioni.

E veniamo ai fondi flessibili, caratterizzati dal fatto di non avere alcun vincolo nella ripartizione del portafoglio: per questo, l’investimento in azioni può andare dallo 0% al 100%. Tecnicamente si dice che per questi fondi non esistono vincoli di asset allocation azionaria. Si tratta solo di una piccola frazione nella galassia del risparmio gestito, molto amata dai gestori che alla sottoscrizione chiedono una delega all’investitore e possono modificare a loro discrezione e in qualunque momento la composizione del fondo in azioni o obbligazioni, sia nazionali che estere.

I fondi flessibili hanno delle similarità con i fondi bilanciati, poiché in entrambi i casi il capitale viene investito parzialmente in azioni e parzialmente in titoli obbligazionari, ma nei bilanciati le percentuali di investimento sono vincolate, mentre nei flessibili la distribuzione degli asset è totalmente libera a a totale discrezione del gestore.

In questo senso, investire in fondi flessibili è un po’ come comprare qualcosa a scatola chiusa, fidandosi totalmente nelle capacità del gestore e senza potere decisionale sulla composizione del portafoglio a partire dal giorno dopo l’acquisto. Di solito non viene neppure offerto un benchmark, ossia un valore di confronto che permetta di stabilire se la gestione nel complesso è stata buona oppure no. Di fondamentale importanza a questo riguardo è la scelta di un gestore fidato.

Un secondo potenziale svantaggio è costituito dal costo dei fondi comuni di investimento flessibili, leggermente più alto rispetto agli altri tipi di fondo. I costi, più o meno al medesimo livello dei fondi azionari, solitamente sono costituiti da una commissione al momento della sottoscrizione che si somma a quella di gestione annua.

Ma vediamo anche i vantaggi. I gestori esperti tendono a far pesare la bilancia degli investimenti in modo intelligente: quando il mercato è in crescita, aumentano la componente azionaria a discapito delle azioni. Quando il mercato diventa negativo, fanno l’operazione opposta. La gestione accurata deve cioè adattarsi tempestivamente ai mercati nella rotazione del portafoglio e nella varietà di asset class utilizzati. Perciò, in teoria, il rendimento finale dovrebbe essere ottimale: questo fa dei fondi flessibili una investimento potenzialmente redditizio per via dell’incremento del capitale che possono portare sul lungo periodo. Quando l’orizzonte di investimento è breve, però, i fondi flessibili diventano altamente rischiosi, in quanto la componente azionaria può dare guadagni elevati ma anche grosse perdite. Perciò i fondi flessibili sono adatti a chi può permettersi di investire a lungo termine e possiede già un portafoglio molto diversificato.


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