Che cosa significa token nel mondo della blockchain e delle criptovalute?
Di NicolettaUno dei vocaboli che ricorrono con maggior frequenza nei discorsi sulle criptovalute e la blockchain è quello di token, che può avere due significati distinti a seconda del contesto in cui viene usato.
Sappiamo già che una criptovaluta è una moneta elettronica basata su blockchain o su altro registro distribuito. Ciascuna di queste criptovalute (Bitcoin, Ethereum, IOTA ecc.) ha un suo proprio registro delle transazioni sul quale vengono memorizzati gli scambi. I token (letteralmente i “gettoni”) sono le frazioni di questa criptovaluta emesse, che vengono scambiati tra gli utenti mediante scambi che vengono memorizzati sul suddetto registro. Un altro modo per chiamarli è “coin”, che in realtà crea meno confusione.
Esistono infatti degli altri token, che a differenza di quelli delle valute, non hanno un proprio registro, ma utilizzano il registro di un’altra coin. Ad esempio, mediante gli smart contract di Ethereum, chiunque può emettere i suoi propri token con una ICO (Initial Coin Offer). Questi possono essere chiamati soltanto token.
Poiché la blockchain di Ethereum è una delle più utilizzate per le ICO, ne consegue che Ethereum può essere sia una coin che un token. Ne abbiamo parlato più diffusamente qui.
Dopo l’emissione, un token può anche essere convertito in una coin, come è accaduto nel caso di Tron, che è partito emettendo token sulla blockchain di Ethereum (chiamato TRX) e in seguito ha lanciato una sua propria mainnet (blockchain principale) grazie alla quale tutti i suoi token sono stati convertiti in coin. Ora perciò quando si parla di Tron si intende una coin a tutti gli effetti.
L’emissione di token non è particolarmente complicata: essenzialmente basta scrivere uno smart contract sulla mainnet di un’altra coin, ad esempio la rete Ethereum. La creazione di una nuova coin invece è più ardua, in quanto occorre elaborare un nuovo protocollo, realizzare la mainnet, assicurarsi di avere un hardware sufficientemente potente per farla “girare” e soprattutto sperare che qualcuno la usi.
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