Che cos’è l’azionariato diffuso?

Le società ad azionariato diffuso (in inglese public companies) sono un tipo di impresa a proprietà frazionata molto presenti nei paesi anglosassoni. In pratica, l’azienda – che di solito è di grandi dimensioni – suddivide il capitale sociale tra moltissimi azionisti, permettendo la vendita al pubblico di azioni e obbligazioni mediante una borsa valori oppure mediante l’over the counter (OTC). E’ importante che venga mantenuta la frammentazione del capitale di rischio: lo si fa impedendo ai soci di acquistare un numero di azioni superiore al 3-5%: in questo modo no si formeranno gruppi di controllo tra gli azionisti.

Un recente convegno è stato organizzato a Bologna dall’organizzato dall’associazione culturale Ares e Think&Link sul tema della promozione dei piani di azionariato diffuso e delle privatizzazioni. In esso è stato sottolineato come questa formula sia una opportunità da non perdere per rilanciare l’economia italiana e per migliorare il clima aziendale, per rafforzare la partecipazione dei lavoratori aumentando produttività e redditività dei sistemi aziendali. In Italia questo modello di impresa è ancora poco presente, ma qualcosa si sta muovendo: solo qualche mese fa il gruppo Intesa Sanpaolo ha presentato un interessante piano industriale che vedeva come tappa finale il coinvolgimento dei più di 90.000 dipendenti in un programma di azionariato diffuso.

Allargare la partecipazione dei lavoratori alla vita dell’impresa è decisamente auspicabile e necessita di un solido sostegno legislativo (già avviato dal Governo con la Legge di Stabilità dello scorso anno) e di una forte collaborazione con il sindacato.