BTP o obbligazioni ultradecennali: pro e contro
Di NicolettaNon è il caso di tutti, ma alcuni risparmiatori hanno le possibilità finanziarie per costruirsi un portafoglio “extra-lungo”, ovvero di acquistare titoli governativi o bond aziendali con scadenza a dieci, venti, trent’anni. Sappiamo che il rendimento offerto da questi prodotti è sempre inversamente proporzionale al loro rating: è più alto quando i titoli sono più rischiosi e più basso quando l’affidabilità è maggiore. Ultimamente abbiamo anche visto in che modo sono legati i prezzi delle obbligazioni a quelli dei tassi di mercato. Per un bond decennale si può arrivare a ben 7,5 punti di calo per ogni punto percentuale di variazione dei tassi di interesse – e per i ventennali o trentennali, lo scarto è ancora più alto. Il rischio di questo tipo di investimento a lungo termine è quello di subire forte perdite se dovesse essere necessario vendere le quote prima della scadenza in una fase in cui il mercato è in calo.
A chi conviene dunque scegliere titoli di stato o obbligazioni corporate a lunga scadenza (più di dieci anni)? A coloro che possono permettersi di reinvestire le cedole (anche acquistando un’altra quota della stessa emissione), ovvero che non hanno bisogno di utilizzare “in corsa” il flusso cedolare che da deriva dall’investimento. Questo è il modo per fare fruttare al massimo le emissioni a lunga durata: in caso contrario, al momento del rimborso, invece di trovare un capitale rivalutato, si incasserà soltanto il valore nominale del titolo. Operando in questo modo, invece, con un’obbligazione trentennale ben gestita, si può addirittura riuscire a triplicarne il valore.
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