Andy Beal: il miliardario che sfidò i re del poker

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Da ragazzino che riparava vecchie TV a magnate con un patrimonio di 10 miliardi di dollari. E poi quelle folli notti a Vegas dove si giocava più del PIL di un piccolo stato. La storia di Andy Beal è di quelle che nessuno si immagina.

Nato nel 1952 a Lansing (Michigan), Beal iniziò a mostrare il suo fiuto per gli affari quando ancora era al liceo. Comprava televisori rotti, li sistemava e li rivendeva. A 19 anni, mentre studiava matematica, fece il suo primo vero investimento: una casa da 6.500 dollari che mise subito in affitto.

Il colpo da maestro? L’acquisto delle “Brick Towers”, un edificio considerato da chiunque un catorcio inutile. Ecco, Andy lo comprò per una cifra davvero bassa per poi ristrutturarlo e rivenderlo per ben 3 milioni di dollari.

Il salto di qualità avvenne però nel 1988, con la fondazione della Beal Bank a Dallas, seguita nel 2004 da una seconda banca a Las Vegas. Bastarono pochi anni e il suo impero contava ben 37 filiali sparse negli Stati Uniti con un fatturato che contava circa 7 miliardi di dollari.

Le leggendarie sfide contro “The Corporation”

Ma c’è un lato di Andy Beal che non tutti conoscono, ovvero quello del matematico che ha formulato una teoria piuttosto peculiare, la “Congettura di Beal”, così degna di nota che offrì un premio di 1 milione di dollari al primo che sarebbe riuscito a dimostrarla.

E poi c’è il Beal pokerista. E qui la storia esce fuori dagli schemi. Già ai tempi del college giocava per racimolare fondi per i suoi affari, ma è nel 2001 che entra nella leggenda. A Las Vegas sfida un gruppo di professionisti e porta a casa 100.000 dollari.

Con l’appetito che vien mangiando, Andy alza la posta e sfida “The Corporation”, un dream team di leggende del poker: i fratelli Brunson, Jennifer Harman, Ted Forrest e il temutissimo Phil Ivey. Le partite con “The Corporation” sono roba da film: si parte con puntate minime di 10-20 mila dollari per arrivare a limiti di 50-100mila dollari. In una sola mano, Beal vinse ben 11,7 milioni di dollari.

La sconfitta e il ritorno al tavolo verde

La storia però ha un finale amaro. Dopo aver dominato a lungo, Beal accetta un heads-up finale contro Phil Ivey e perde 16,6 milioni. In seguito ha espresso rammarico per quella decisione, ammettendo di aver commesso un errore restando troppo a lungo a Vegas e lamentando come la vittoria gli fosse stata strappata dalle mani all’ultimo momento.

Nonostante avesse giurato di non tornare più ai tavoli con poste così alte, nel 2015 fa nuovamente la sua comparsa alla Bobby’s Room del Bellagio, dove lascia altri 5 milioni contro Todd Brunson. Le malelingue dicono che in totale abbia perso a poker circa 100 milioni di dollari. Una cifra che farebbe tremare chiunque, ma che per uno con un patrimonio di 10 miliardi è poco più di un graffio. In fondo, cosa spinge un miliardario a rischiare fortune al tavolo verde? Forse lo stesso spirito che gli ha fatto comprare edifici fatiscenti quando tutti lo davano per matto: l’adrenalina di vedere qualcosa che gli altri non vedono.


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