Ai tempi del Covid, la supply chain finance può aiutare le società esportatrici nel recupero crediti
Di LucaLa supply chain finance è un terreno ancora poco battuto in Italia. Il 54% delle aziende non sa minimamente di cosa si tratti. Appena un’azienda su cinque la utilizzava prima dell’emergenza sanitaria dettata dal Covid-19 e solo il 4% l’ha presa in considerazione per mettere al riparo da sorprese le proprie vendite all’estero.
Un utilizzo oculato degli strumenti messi a disposizione dalla supply chain finance, anche nel recupero crediti, può risultare fondamentale. Ciò è particolarmente vero in questo periodo di massima incertezza economica, specie per quelle aziende che esportano molto e commerciano con l’estero.
A fare scuola sono le aziende del Nord Europa ed è lì che le realtà italiane devono guardare. Anche perché, le strategie messe a disposizione dalla supply chain finance possono essere decisive per mantenere un buon livello di competitività nel contesto internazionale.
Che cos’è la supply chain finance?
Chiariamolo subito, con supply chain finance si definisce l’insieme di possibilità che consentono a un’impresa di agire direttamente sul proprio capitale circolante (crediti, debiti, scorte ecc.). Per fare ciò, l’impresa sfrutta il proprio ruolo nella catena di fornitura in cui opera e le relazioni che ha intessuto con gli altri attori della medesima filiera.
Un insieme di pratiche molto utili ma che, soprattutto in Italia, resta confinato dentro i confini nazionali. Infatti, le aziende del nostro paese ricorrono alla supply chain finance solo sul mercato interno.
Entrando nel dettaglio, gli strumenti più comuni messi a disposizione dalla supply chain finance sono l’assicurazione del credito, il forfaiting e l’export factoring (in base alle esigenze aziendali).
Il Covid cambia le carte in tavola e muta gli scenari
Negli anni precedenti, le preoccupazioni maggiori per gli imprenditori che gestivano società di import/export si nascondevano dietro timori come le fluttuazioni del tasso di cambio, la gestione delle scorte o la troppo alta dipendenza dai fornitori.
Ma oggi, come rivela un sondaggio svolto su 124 imprese dall’Osservatorio Supply Chain Finance del Politecnico di Milano, le preoccupazioni e le fonti di rischio sono completamente trasformate dal Covid-19.
Al primo posto, per le aziende che operano nel campo delle esportazioni, il Covid porta con sé come principale fonte di rischio il credito commerciale. Seguono l’impossibilità di prevedere e gestire le commesse e i ritardi nei trasporti e nelle consegne.
Per fare fronte a queste incertezze, il 50% circa delle aziende prese in esame utilizza i canali digitali per gestire le relazioni interne ed esterne. Un’impresa su tre ha, invece, attuato dei veri e propri cambiamenti a livello organizzativo.
Secondo Federico Caniato, direttore dell’Osservatorio e docente di Supply Chain & Procurement Management alla School of management del Politecnico di Milano, occorre però fare un ulteriore passo in avanti per mettersi al riparo da sorprese più o meno prevedibili.
L’importanza della supply chain finance
Secondo Caniato, ricorrere alla supply chain finance permetterebbe alle aziende esportatrici di scongiurare imprevisti in tema di mancato pagamento e, al contempo, di alleggerire la situazione in chi esporta. Solitamente, infatti, le aziende asportatrici ricorrono alla dilazione di pagamento in favore dei clienti.
Così facendo, ci si espone molto e, specie quando si lavora con realtà come la Cina o la Francia in cui i tempi di pagamento sono più dilatati, cresce esponenzialmente la necessità di monitorare i tempi di incasso dei crediti commerciali.
Tra i principali vantaggi derivati dal ricorso alla supply chain finance, l’assicurazione del credito consente di mettere al sicuro fino al 90% del fatturato, permettendo alle aziende di concedere dilazioni di pagamento ai propri clienti minimizzando i rischi. Questo perché sposta il rischio ed esternalizza il processo di recupero crediti.
Proprio sul tema, la consulenza di società recupero crediti con esperienza permette di muoversi con gli strumenti più consoni. Per esempio, sarebbe buona prassi affidarsi a società leader come Advancing Trade che garantisce consulenza per il recupero crediti in Italia e all’estero, oltre a poter garantire il migliore servizio sul mercato per il credit management di professionisti e aziende, soluzioni per la prevenzione del rischio di credito, azioni di riscossione crediti non giudiziali o con l’intervento di avvocati specializzati, fino all’acquisto pro soluto.
In tema di forfaiting, Caniato evidenzia come questo strumento si riveli utile per tutte quelle aziende con tempi di produzione più lunghi del normale. Tramite la cessione dei titoli collegati, il forfaiting permette infatti all’esportatore di ottenere dalla banca un anticipo sul venduto.
Infine, la cessione di crediti in cambio di beni e servizi, cioè l’export factoring, permette di avere una continuità nella relazione tra chi esporta e chi importa, oltre a garantire l’anticipo fino all’80% del valore sulle fatture e a migliorare il capitale circolante.
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