Come adattare al meglio il portafoglio titoli in periodo elettorale
Di NicolettaIn periodo di elezioni politiche i mercati finanziari sono particolarmente volatili: nelle ultime settimane abbiamo assistito a un cospicuo arretramento degli indici di tutte le borse europee (quella di Milano in primis) e a una risalita dello spread tra Btp e Bund tedeschi. Il ribasso dei titoli azionari potrebbe continuare anche dopo le elezioni, per almeno 2-3 mesi. Conviene quindi puntare su quei prodotti finanziari che resisteranno meglio agli scossoni elettorali. Tra i titoli azionari di Piazza Affari, i non ciclici e quindi più resilienti sono quelli emessi da aziende con un buon fatturato anche fuori dall’Europa oppure con attività molto diversificate: Campari, Tod’s, Diasorin, Luxottica e Ferragamo, ad esempio. Fuori dai confini nazionali, ma sempre nell’area euro (una scelta che protegge dal rischio del cambio) paiono convenienti la francese Unilever e l’iberica Inditex (più nota al grande pubblico come Zara).
Potrebbero invece risentire della risalita dello spread i titoli azionari con caratteristiche diverse da quelle citate sopra, soprattutto quelli finanziari.
Per quanto riguarda i titoli di Stato italiani, nei prossimi mesi è quasi inevitabile che Bot e Btp siano molto sotto pressione e vedano corsi al ribasso, con un corrispettivo rialzo degli spread. Ma, almeno in teoria dovrebbe seguire un recupero post-elezioni. Al risparmiatore medio non conviene però vendere e riacquistare Bot e Btp a breve, è un’operazione da operatori avvezzi alla speculazione. Se invece si vuole optare per titoli di Stato fuori dai confini nazionali, i più apprezzati sono sicuramente i titoli di stato decennali francesi (il cui rendimento supera l’inflazione del 2,2%) e il solito Bund tedesco, appena sotto l’inflazione con un rendimento dell’1,6%.
A proposito di inflazione, solo qualche giorno fa mettevamo in guardia contro le sue insidie e i consigli espressi in quella sede sono ancora del tutto validi. In generale, poi, bisogna ricordare che il peggior nemico dell’investitore è l’emotività, che spinge a vendere in maniera irrazionale e senza tener conto della pianificazione fatta in passato, aggiungendo danno al danno.
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