Non si arresta la corsa alle obbligazioni spazzatura, perché?

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In inglese si chiamano junk bond, espressione tradotta letteralmente in italiano con ‘obbligazioni spazzatura‘, espressione colorita ma efficace. Sono infatti obbligazioni, emesse da uno Stato o da una società, che garantiscono un rendimento molto alto, a cui corrisponde però anche un alto rischio di insolvenza da parte della società o dello Stato che li ha messi in vendita. Come è avvenuto in un passato molto recente nel caso dei bond argentini.

Dal mese di gennaio di quest’anno sono stati venduti 275 miliardi di titoli spazzatura con una crescita del 58% rispetto allo scorso anno. E il trend verso l’alto pare inarrestabile, mentre per le obbligazioni più sicure, ma a basso rendimento, il calo è stato dell’8%. Lo spread (ovvero la differenza) rispetto ai rendimenti dei titoli di Stato statunitensi è oggi di 625 punti base: si pensi che prima della grande crisi, nel mese di giugno 2007 era di appena 250.

Ma perché i junk bond piacciono così tanto, nonostante il fatto che il loro rating (ovvero la loro affidabilità) sia bassissimo? La ragione principale sta nel fatto che ultimamente i Governi (eccetto nel caso di Lehman Brothers) hanno prestato soccorso alle grandi istituzioni in difficoltà: tutto fa supporre che continueranno a evitare i grandi fallimenti anche in futuro.

Non sorprende quindi l’esistenza di un folto mercato di acquirenti per questi prodotti finanziari estremamente rischiosi ma teoricamente redditizi, specie se paragonati ai rendimenti dei bond ‘affidabili’, che oggi sono ai minimi storici, senza alcun margine per la speculazione. Gli investitori esperti di speculazione hanno una tecnica ben precisa per operare: mettono insieme altri portafogli con alti titoli, si riassicurano e si difendono da eventuali crac, controbilanciando in questa maniera l’investimento assai ardito. Tutto questo sulla base della convinzione (molto discutibile) che prevale oggi nel mondo della finanza secondo cui il mercato prima o poi si riassesterà.

Per il momento il sistema tiene: le imprese raccolgono liquidità nonostante le crisi, le banche incamerano più commissioni, gli investitori si attendono straordinari ritorni dal denaro investito. Ma il gioco è molto pericoloso.

Come può un investitore poco esperto difendersi dalla minaccia dei junk bond? Se investe da solo, deve usare il buon senso, anche se è sempre meglio fidarsi di un consulente finanziario. In ogni caso occorre essere consapevoli del fatto che, se il rendimento di un titolo sale parecchio rispetto alla media del mercato non è affatto un buon segno e neppure un colpo di fortuna. Esattamente il contrario: la salita dei rendimenti indica solo che l’emittente è in gravi difficoltà ed è disposto a pagare di più per i soldi che chiede in prestito al risparmiatore. Proprio quanto è avvenuto di recente i Sirtaki bond, ovvero le obbligazioni greche, il cui rendimento si avvicinava al 6%, quando i tassi degli altri paesi erano intorno allo zero.


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