Mark Webber a Milano Wobi 2019
Di Alessandra BruseganGli appassionati di Formula 1 lo conoscevano già e già lo apprezzavano per la sua contagiosa semplicità.
Ma Mark Webber è una rivelazione anche per chi la Formula 1 non l’ha mai seguita.
Interviene al WOBI 2019 per parlare di performance, decision making e teamworking. Quello che lascia senza parole è la sua completezza: è elegante ma sobrio, è divertente ma serio, è concentrato ma sereno.
Infanzia in Australia e poi l’Europa
Webber si fa intervistare su una poltrona, come Simon Sinek, e strega la platea con la sua sorridente presenza.
Racconta della sua infanzia in Australia e ricorda a tutti con che attenzione guidava i trattori e i macchinari del padre: il primo insegnamento che ha ricevuto è che ogni errore ha delle conseguenze e che gli strumenti vanno usati con cervello e rispetto.
La sua settimana passava nell’attesa della domenica e delle gare di Formula 1 in tv e, sorridendo, dice che riusciva a leggere i commenti sui giornali solo 2 settimane dopo la gara, perché tanto era il tempo che le riviste specializzate impiegavano per raggiungere il suo paesino sperduto dall’altra parte del mondo.
A proposito della sua storia e del suo successo, ammette onestamente che, se da ragazzino avesse avuto solo una lontana idea e percezione dello sforzo che sarebbe stato necessario per diventare quello che è, avrebbe faticato molto ad accettare la sfida e il sogno!
Presenza, costanza e rispetto: i segreti di Webber rivelati al Wobi 2019
Webber risponde in modo semplice all’intervistatore che gli chiede “come si raggiunge il livello di successo a cui sei arrivato tu?” Dice che bisogna credere in sé stessi. E di nuovo umilmente ammette che nella sua carriera ha incontrato piloti molto più talentuosi e veloci di lui, che però non sapevano gestire la loro potenzialità e non sapevano lavorare in gruppo.
Il suo segreto è sempre stato quello di rimanere concentrato: nell’alimentazione, nell’attività fisica, negli allenamenti e nelle gare. Racconta che in gara non si può pensare ad altro se non alla gara stessa, alla strada; la mente deve rimanere sempre presente a sé stessa, mai distrarsi. Nessun pensiero estraneo, presenza costante.
La ragione è semplice: non si può controllare l’incontrollabile. Vale a pena di sforzarsi per indirizzare, guidare e modificare solo ciò che si può controllare, senza arrovellarsi per il resto.
Con un solo pensiero: “reset every day”. Dopo una vittoria, dopo un errore, dopo ogni sforzo o fatica: resettare. Passare oltre, dimenticare e re-inventarsi ogni giorno.
Poesia per le orecchie più assetate.
L’altro segreto è il lavoro di squadra
Teamworking, costante e continuo. Mark Webber ricorda a questo World Business Forum di Milano che nella sua carriera ha saltato solo 3 giorni di allenamento: guidava con la febbre, l’influenza, la gamba rotta e sempre per onorare la presenza e l’impegno della sua squadra.
E alla fine della gara, indipendentemente da che ora fosse e da quanto felici, stanchi, eccitati o demoralizzati, non si poteva evitare la riunione finale: tutta la squadra si sedeva per una lucida revisione degli step della gara, dei video dei pit stop, per studiare a caldo gli errori fatti, le scelte azzeccate e per imparare e migliorare anche di pochissimo.
L’analisi della performance è un elemento per la capitalizzazione del successo da cui, secondo Mark, nessuna azienda può prescindere. Misurare, analizzare, dare un feedback e migliorare: questo è il circolo virtuoso da costruire.
Ma anche coinvolgere, riunire e compiacere: Webber racconta come, per un periodo, al suo team stessero chiedendo moltissimo in termini di ore extra, nessun giorno di riposo e tanta tanta concentrazione.
Il rischio era che qualcuno, distratto dal proprio senso di colpa per la continua assenza dalla famiglia, potesse perdere concentrazione e lavorare male. La soluzione per mantenere allineati gli uomini e le loro rispettive famiglie fu quella di invitare mogli, figli e genitori alle prove, alle gare, ad eventi speciali coinvolgendoli e mostrando loro quanto fosse importante e straordinario il lavoro dei loro famigliari.
E infine la fiducia
La platea di Wobi 2019 viene emotivamente colpita da 2 video proiettati uno dopo l’altro: un sorpasso azzardato di Webber che lo ha fatto vincere una gara e un sorpasso che, al contrario, gli ha provocato un terribile incidente. La sua auto ha toccato quella del pilota davanti, si è impennata e sollevata per poi cadere (ndr: fu proprio questo l’incidente che gli causò la frattura alla gamba).
Webber qui dà un’ultima delicata lezione a manager e professionisti del business: dice che il rischio è inevitabile nel sorpasso ed è principalmente connesso con la paura. Non solo quella chi di sta dietro ma anche di chi sta per essere superato.
Mark racconta che l’incidente fu causato dal pilota davanti a lui che, in un incontrollabile attimo di panico, ha frenato causando l’impatto e dice che sorpassare è una vera e propria prova di fiducia verso gli altri: verso il team dei meccanici a cui si affida la propria vita, ma anche verso i colleghi piloti.
Senza fiducia negli altri non si guida, non si rischia e non si vince.
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