Fondi aperti e fondi chiusi: che cosa significa?

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Nell’ambito dei fondi comuni di investimento, le normative del Ministero del Tesoro italiano fanno una distinzione tra fondi chiusi e fondi aperti.

I fondi chiusi prevedono da parte della società di gestione del risparmio (SGR) che li ha istituiti il rimborso delle quote sottoscritte soltanto in periodi specifici: sono perciò caratterizzati da un numero di quote prestabilito e non variabile nel tempo. Solitamente le quote sono cospicue, perché siamo di fronte a investimenti con un elevato livello di rischio.

Invece, i fondi aperti sono caratterizzati dalla variabilità del patrimonio (che può crescere o decrescere quotidianamente in rapporto alle nuove sottoscrizioni o alle domande di rimborso delle quote in circolazione). Questi ultimi sono più diffusi.

I fondi aperti sono ulteriormente suddivisi in fondi armonizzati UE e fondi non armonizzati UE. I primi sono sottoposti alle direttive comunitarie recepite nel nostro ordinamento, con una serie di vincoli sugli investimenti volti a contenere i rischi e salvaguardare gli investitori. I fondi non armonizzati UE sono esenti dai vincoli e dalle limitazioni previste dalla legge comunitaria: è il caso dei fondi speculativi (o hedge fund) e dei fondi di fondi.


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